KAKA        saper apprendere
un processo automatico …?
… o un percorso consapevole?
© www.learningpaths.org
Quali condizioni facilitano questo transfer? Questi processi non sono automatici?
La nostra esperienza come insegnanti di lingue ci suggerisce molta prudenza nel rispondere a domande come queste. Quello che possiamo dire con certezza è solo una cosa: che esiste una grande variabilità individuale al riguardo. Attitudini, stili di apprendimento, configurazioni di intelligenze diverse rendono unici gli individui, e unici i modi in cui, per esempio, si attiva una competenza come quella del saper apprendere, dell’imparare a imparare.
Una cosa possiamo invece dire per certo: la scuola, come luogo di apprendimento istituzionale, organizzato, consapevole, deve poter garantire a tutti, al di là delle differenze individuali, quante più opportunità possibile di sviluppare questa competenza.
L’alternativa all’automatismo dei processi sta in una parola-chiave: la consapevolezza. Consapevolezza vuol dire scendere all’interno dell’iceberg e riportare alla superficie ciò che vi è nascosto, giocare a carte scoperte, o, continuando in questa metafora, scoprire le regole del gioco. Consapevolezza implica fare cose con le lingue, ma anche riflettere su quello che si è fatto; significa imparare a usare le lingue, ma anche sfruttare questi usi concreti per diventare persone che sanno meglio imparare le lingue.
Questo ci porta a dire subito una cosa importante: si diventa consapevoli mentre si usano le lingue, non parlando in astratto delle lingue; si attiva la consapevolezza in concreto, mentre si eseguono i compiti di apprendimento in cui noi quotidianamente cerchiamo di coinvolgere i nostri allievi. Perciò diventa importante mettere a fuoco proprio cosa succede mentre i nostri alunni, sotto la nostra guida, con il nostro sostegno, eseguono compiti di lettura, di scrittura, di ascolto, di parlato, di interazione orale.